Uno dei cardini, dei concetti granitici per tutti gli acquariofili, è quello dei cambi d’acqua dell’acquario. Ogni mese, ogni settimana, ogni dieci giorni…10%,20%,50%..ognuno ha la sua formula, ma la sostanza non cambia: per contrastare l’inevitabile accumulo di sostanze indesiderate (spesso identificato con l’accumulo di nitrati) bisogna cambiare una certa quantità di acqua a intervalli regolari.
Su questo aspetto, che anche io consideravo un pilastro imprescindibile nella gestione di una vasca, alcuni anni fa ho ascoltato il parere di un illustre biologo marino, il Dott. Valerio Zupo, che sosteneva la tesi dell’inutilità di questa pratica. Le motivazioni da lui portate mi hanno riportato alla mente studi fatti in gioventù, in particolare il famoso paradosso di Achille e la tartaruga: Zenone, filosofo greco dell’antichità, descrive così il suo pensiero: mettiamo che vi sia una tartaruga che si muove verso est con la sua classica andatura da anziano col cappello in tangenziale; e mettiamo che alle sue spalle, 100 mt indietro, vi sia Achille piè veloce, di corsa come Usain Bolt nella finale dei 200 mt piani. Achille impiegherà una manciata di secondi per arrivare nel punto da cui è partita la tartaruga; in quei secondi il simpatico animale, anche se di poco, si sarà mosso anche lui in avanti, cosicché ad Achille non saranno bastati cento metri per raggiungerla.

Achille correrà ancora verso la tartaruga, percorrendo rapidamente lo spazio che ancora lo separa da questa. Ma ancora una volta il rettile si sarà spostato, lentamente, di quel tanto che basta da non essere raggiunto ancora., e la cosa si potrebbe ripetere all’infinito… in definitiva Zenone si chiede: Achille riuscirà mai a raggiungere la tartaruga?
Tornando ai nostri acquari, mi direte: cosa c’entra, noi alleviamo pesci, coralli, invertebrati…non tartarughe! Bhe in effetti la tesi del Dott. Zupo ricorda da vicino il paradosso di Zenone: prendiamo ad esempio una vasca appena maturata nella quale inseriamo per la prima volta i nostri ospiti. Poniamo, in questo momento, di non avere in vasca alcuna scoria tossica (per semplificare il discorso chiameremo “scoria” ogni possibile sostanza nociva: nitrati, nitriti e qualunque altro composto possa accumularsi nell’acqua dell’acquario). Poniamo quindi di effettuare il primo cambio d’acqua dell’acquario dopo un mese: il quantitativo totale delle scorie è arrivato a 100 gr, e noi provvediamo a cambiare il 20% dell’acqua. A questo punto avremo in vasca 80 gr di scorie, non 0 come nella situazione di partenza. Passato un altro mese, la vasca avrà prodotto altri 100 gr di scorie, così al momento del cambio ne avremo in vasca 180 gr, che dopo il cambio si ridurranno a 144 gr. Al terzo mese dall’avvio della vasca le scorie saranno arrivate a 244 gr e così via mese dopo mese. Insomma nonostante i cambi, le scorie continuano ad accumularsi. La curva disegnata da questo andamento raggiunge ad un certo punto un plateau, dopo di che i cambi d’acqua nell’acquario non portano più alcun beneficio apprezzabile.
In definitiva, quindi, i cambi, nella gestione a lungo termine della vasca, non servirebbero a nulla, e una vasca ben equilibrata con un filtro biologico adeguato provvederebbe da sola a mantenere i giusti valori costanti nel tempo.
Una idea difficile da accettare, e apparentemente in contrasto con l’esperienza quotidiana di molti di noi…voi che ne pensate? Fatecelo sapere, commentate sul blog e sulla nostra pagina facebook!!!
Immagine in copertina:
autore: Jhon Rawlinson; licenza CC BY 2.0
[…] a ridurre o talvolta ad eliminare l’accumulo di nitrati, ma quando ciò non fosse possbile un cambio parziale dell’acqua dell’acquarioè l’unica soluzione […]
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